La testimonianza inedita e toccante di un ragazzo sopravvissuto agli orrori della persecuzione razziale. Un inno al potere salvifico dell’amicizia, dell’amore e della speranza.
È il 1939, Misha ha nove anni quando la sua infanzia tranquilla viene sconvolta dall’occupazione nazista di Praga. La sua famiglia viene dapprima obbligata a spostarsi nel ghetto poi, dopo la morte del padre, il ragazzo viene deportato con sua madre e la sorella nel campo di Terezín, dove il padre ha già trovato la morte. All’arrivo, li separano. Misha vivrà nella stanza 7 dell’edificio L417 assieme ad altri 40 bambini per due anni e mezzo. Un luogo piccolo e inospitale, dove sono costretti a convivere con la fame e la disperazione. Si comincia a sussurrare di convogli che partono da Terezín per altri campi di lavoro, serpeggiano i nomi di Auschwitz e Birkenau ma nessuno dei ragazzi sa realmente cosa siano. In quel dolore un ragazzo ha lo sguardo della speranza e della forza: è Franta, un ventenne che diventa il loro punto di riferimento di tutti i ragazzi della baracca. È lui a forgiare il loro spirito di squadra: «Non lasceremo che nulla ci separi dalla nostra umanità». Si fanno chiamare Nesharim, (aquile in ceco) e si sostengono a vicenda in una straordinaria storia di coraggio. Il valore di uno è la forza di tutti. Molti degli amici di Michael vengono deportati. Anche Misha viene fatto salire su un convoglio insieme alla sorella e alla mamma ma è solo grazie all’astuzia di quest’ultima che i tre, alla fine, avranno salva la vita. Michael verrà liberato nel maggio del 1945, quando ha quasi 15 anni.
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